Io Strega, mi presento

MARGOT – ELENA

Sono Margot, nata una notte di mille vite fa e calata in questa vita come ombra di una donna che ci ha messo del tempo per vedermi, capirmi, conoscermi e che tutt’ora fa fatica a farlo ma non può esimersi dal lasciarmi vivere dentro di lei, sono la sua ombra, sono la parte di lei che pochi vedono, sono il suo istinto e la sua regola, parte dei suoi sorrisi spontanei e la causa di molti suoi pianti, tachicardie, albe trascorse a bere caffè e perdersi nei libri e notti a scrivere senza poterne fare a meno.

Proprio li mi ha trovata, nelle nostre notti di scrittura sono arrivata a lei per farmi conoscere, per guidarla o costringerla ad andare verso quella che è sempre l’unica via possibile, la fedeltà a se stesse.

L’ho resa insonne, l’ho fatta mangiare furiosamente, l’ho vista tradire, spesso se stessa, bere per dimenticare rendendosi poi conto che bevendo ricordava di più, l’ho fatta incontrare uomini “sbagliati” anche se non c’è niente di sbagliato, per farle vedere le sue ombre, l’ho resa fragile, le ho regalato attacchi di ansia e scatti di rabbia, l’ho obbligata a isolarsi, a sentirsi, a scontrarsi con quell’idea di se non più allineata, fatta di progetti in cui non si riconosceva più e sogni che orami erano diventati di altri.

L’ho rinchiusa nel castello che si era costruita con tanta fatica, con duro lavoro e compromessi, mura che si sono alzate a forza di dire ‘va bene così’, ‘mi devo accontentare’, ‘prima o poi…’ l’ho rinchiusa e le ho buttato dentro i draghi che da sempre tenta di sconfiggere.

Lei ha combattuto, ha cercato altri strumenti, ci siamo scontrate e abbiamo intrapreso una lotta dove saremmo uscite tutte e due perdenti. Io conclamavo sintomi più svariati e lei invece di aggredirmi scopriva i miei dolori con fiori di Bach e rimedi, mi cercava fra le carte dei tarocchi nei cristalli più diversi, nella meditazione.

Son stata costretta a smettere di lottare. Quando non reagisci alla violenza, ti volti dall’altra parte rispetto alla rabbia e nella tua vita porti amore e da questi meccanismi ti distacchi, le battaglie si chiudono, la guerra è sempre fatta da due combattenti e solitamente perisce chi non ha scelto di farla.

Poi una notte con la scrittura ci siamo amate, abbiamo fatto l’amore come non avevamo fatto mai, con parole piene di passione e gesti imprevisti, con nuovi modi di stringersi e accarezzarsi attraverso suoni, sillabe e audaci consonanti. Nei suoi occhi mi sono persa fino a ritrovarmi.

E’ stato un ritrovarsi che ha spazzato via tutti i malintesi, da quel giorno io e Margot ci amiamo.

Siamo nate e moriremo insieme, siamo unite dentro un corpo che ci accoglie, siamo ospiti di una mente che ormai riconosce quando parla una o l’altra, siamo guidate dalla luna e da un cerchio di amore che si è mosso come un mare che esonda e avvolge tutto.

Questa scelta è stata la mia scoperta, la nuova me, ma chi sono io allora?

Io sono l’altra. Quella che si schiera con le donne sbagliate, represse, distanti, non allineate.

Sto con Lilith non con Eva, la donna rifiutata, quella che non è stata scelta perché non allineata, non inquadrabile, non conforme.

Sto con tutte le donne diverse, che si incontrano attorno a tavole imbandite di ingredienti semplici e sentimenti complicati, segreti e intimità, lievitate come il pane aromatizzato e i biscotti al burro.

Sto con l’altra, la donna resistente ma non resiliente, la donna che non vuole sentirsi forte, vuole sentirsi sorretta, desiderosa di poter cadere se non ce la fa, la donna che gira con altre donne nel vortice della vita e non in “cerchi” ipocriti utili ad una superficiale narrazione.

Donne sorelle senza bisogno di sorellanza, quelle che sono state messe davanti ai propri errori e si son lasciate schiacciare dal peso del senso di colpa, del fallimento, degli stati d’animo complessi e da li passo dopo passo, sfiorandosi le mani a piccoli passi son rinate.

Cadute mille e più volte e rialzate una soltanto, come una fenice moderna, rinata diversa, rinnovata, piena di passioni nuove e antiche credenze, con borse di sogni svaniti e cassetti pieni di tarocchi e completini intimi del “non si sa mai”.

E’ questa in fondo la bellezza della vita, il suo incanto continuo di fronte al nostro tentativo di chiuderla, inquadrarla, regolarla mentre lei ci sfugge, come una Lilith che non sta al gioco, che non si piega alle regole, che non accetta di pensare con pensieri altrui.

Io sono l’altra abituata a sentire e prendersi il tempo, a parlare solo se necessario, che ride sguaiata e piange clamorosamente, che abbraccia senza paura ma solo chi vuole davvero, che dispensa sorrisi per tenere alla larga estranei dai suoi spazi di intimità vera e profonda.

Ho visto andare via quasi tutti, alcuni scappare, amiche che immaginavo eterne che non hanno sopportato il mio dolore, persone vicine che si sono perse nella loro mente giudicante e hanno perso di vista se stesse e allo stesso tempo me, che me ne sono andata senza chiudere la porta, ho visto andare via chi credevo la colonna portante della mia vita, qunado poi mi sono accorta che la vita la porto da me e che le colonne non son tutte portanti, a volte lo sono solo apparentemente. Quando tutto è crollato mi son trovata a respirare in questo spazio vuoto ma non desolato, accanto a me altre anime, altre ‘altre’ che avevano visto crollare tutto nel terremoto che provoca la coerenza e la sincerità di fronte al perbenismo e le mille Eva che ogni giorno incontriamo. A cui vogliamo anche bene, ma con le quali non condividiamo gli stessi sogni, noi sogniamo un cerchio, loro sognano un recinto.

“Regina delle notti di autunno portami ogni notte coraggio e fiducia per affrontare le mie ombre, donami la fede di sentirmi avvolta in un cammino più grande del mio, infondimi speranza, una parola affascinante in un perfetto equilibrio di consonanti e vocali e guidami, verso me stessa, verso il mio sentire, nel buio delle mie paure e della parti difficili da affrontare.

Donami un vortice di donne con cui camminare, dammi la possibilità di portare i miei doni a loro e ricevere in cambio quell’amore che avvolge e copre ogni ferita, come il bacio della nonna sul ginocchio sbucciato.

Questo sono loro per me, le mie “altre”, voi donne del mio spazio di vita e interiore: Nyx, Circe, Nanou, Allegra, Luce, Violeta, Morgana, Yuna, Betta, Silvia”

Elena&Margot